Bambini e compiti di scuola

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Quando i compiti a casa ci sembrano troppi…

Rieccomi a voi dopo il caos della riorganizzazione delle attività dei pargoli all’avvio della scuola… Proprio dell’impegno scolastico loro richiesto mi accingo a parlarvi in questo articolo.

Il nuovo anno scolastico in Italia  è iniziato ormai da un mesetto e parecchi genitori sono già in difficoltà per la quantità di compiti da svolgere a casa, non soltanto per ciò che riguarda le scuole di ordine superiore ma anche quelle primarie.

A parte la fatica di noi genitori, anche educatori e psicologi si chiedono se i compiti a casa siano una buona cosa per i ragazzi e perfino se siano davvero utili per imparare meglio.

Ci sono molte ragioni per credere che star seduti ad un banco per sei o sette ore al giorno possa essere dannoso per un bambino. Questa affermazione sicuramente un po’ “forte” ci perviene dal Prof. Randy Kulman, Ph.D. di cui vi ho già parlato (in caso rivedetevi il mrandy-kulmanio ultimo post). In aggiunta egli ci dice che il tipo di conoscenza e le capacità utili per il ventunesimo secolo quali: collaborazione, creatività, competenze digitali e iniziativa, spesso non si ottengono da un tipo di insegnamento scolastico tradizionale seduti dietro un banco e impartite da un insegnante. Si hanno forti evidenze che il gioco e l’attività fisica  siano cruciali per l’apprendimento, mentre esistono ricerche meno convincenti circa i benefici dei compiti a casa.

Cerchiamo di vederci chiaro! Esistono innanzitutto delle linee guida, americane, redatte da esperti che indicano il tempo ottimale da dedicare ai compiti a casa: questo dovrebbe essere di 10-20 minuti al giorno per un bambino della prima primaria, tempo che  poi dovrebbe essere incrementato di soli 10 minuti in più per la classe successiva. Questo vuol dire: 20 minuti in seconda primaria, 30 minuti in terza ecc.

Queste linee guida però non sono state esenti da critiche da parte di diversi studiosi perchè ritenute eccessive, specialmente per quei bambini che hanno maggiori difficoltà nell’apprendimento.

Ma allora quanto é il tempo giusto? Ovviamente non può esserci un metro uguale per tutti ma il Prof. Kulman ci fa riflettere su un dato di fatto:

“… ai bambini più piccoli di questa epoca si assegnano più compiti di quanto non si sia mai fatto in passato… A molti alunni di prima e seconda classe vengono impartiti 30 minuti o più di lavoro a casa e, tenuto conto dell’immobilità cui sono costretti in classe, è davvero importante che essi possano godere di attività ricreative all’aperto una volta tornati  a casa…”

Il problema sta nel fatto che spesso i bambini a casa si rimettono seduti su un divano davanti alla televisione, mentre molti studi indicano che stando fuori, all’aria aperta, si incentivano sia concentrazione, sia creatività che apprendimento. È stato dimostrato che un’attività fisica piuttosto vigorosa può incrementare una proteina cerebrale chiamata  in inglese “brain-derived neurotrophic factor”, la quale apporta un miglioramento nell’attenzione e nell’apprendimento. È come se il cervello si rimettesse in forma dopo l’attività fisica e questo aiuterebbe anche nel problema dell’obesità che è una triste realtà odierna fra i più giovani.

Concludendo: siccome il gioco e l’attività fisica sono di importanza vitale per la salute e l’apprendimento nei bambini, essi dovrebbero essere parte integrante del programma quotidiano a scuola. Sta a noi genitori assicurarci che tali attività non vengano tralasciate nella routine di ogni giorno. Oltre a questo si potrebbe prevedere un’oretta all’aria aperta con giochi o sport di movimento graditi, prima che il bambino si accinga a svolgere i propri compiti a casa.

I bambini hanno bisogno di una vita bilanciata!

Nel mio prossimo articolo vedremo che tipo di attività altrettanto valide si possono proporre ai nostri bambini quando le condizioni atmosferiche non ci permettono di farli stare fuori…

 

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