Nel mio articolo precedente abbiamo introdotto il lavoro di John Bowlby sull’importanza della relazione di attaccamento. Ovviamente il nostro benessere di adulti è in parte determinato da ciò che abbiamo vissuto durante la nostra infanzia e che ognuno di noi non ha potuto scegliere ma “ci è toccato in sorte”…
Tengo a sottolineare in parte, nel senso che noi non siamo unicamente il risultato di ciò che siamo stati durante l’età infantile… per fortuna! Se così fosse, non avrebbe senso la nostra vita in quanto sarebbe una replica infinita di ciò che è già stato. Al contrario, l’essere genitori ci dà la grande opportunità di riscrivere un pezzo di vita che abbiamo già vissuto in età infantile.
Mi spiego meglio. Quando noi accudiamo il nostro bimbo appena nato, inconsapevolmente riviviamo il nostro essere stati piccoli e indifesi e così via per tutte le tappe di crescita dei nostri figli. Ci sono, durante lo sviluppo del cucciolo d’uomo, una serie di snodi cruciali dai quali non si può più tornare indietro: ad esempio la conquista della posizione eretta, la capacità di parlare, di mangiare da solo, di coltivare amicizie e così via… Essi sono altamente difficoltosi da raggiungere. La fatica insita nel processo di crescita del bambino e condivisa dalle figure di accudimento rappresenta, però, anche una grande ricchezza. Ogni genitore ha la possibilità unica di rivivere emotivamente ciò che ha fatto lui tanto tempo prima, di poterci riflettere sopra e di far sì che non si ripetano gli stessi errori o comunque di far andare le cose in modo diverso. Il sostegno del nostro piccolo sulla strada dell’indipendenza è un processo che, si può dire, non avrà mai veramente fine, anche quando nostro figlio sarà adulto!
Allora cosa può aiutarci in questa impresa? Innanzi tutto cercare di stare bene con noi stessi.
La Psicologia Positiva si riferisce ad un significato di felicità individuale che si realizza all’interno dello spazio sociale. Le persone, per stare bene, hanno bisogno di sfide, obiettivi che verifichino le loro capacità, opportunità per imparare nuove idee e sviluppare talenti nascosti ed anche la libertà di reinventarsi attraverso il corso delle proprie vite. Tutto questo, però, non può svolgersi in una sorta di “isolamento affettivo” ma in un clima di condivisione, nel quale le azioni di ciascuno influenzano anche quelle dei propri simili. Ecco perché le ricerche sul grado di felicità e soddisfazione circa la propria vita, svolte nell’ambito della Psicologia Positiva, ci indicano come avvantaggiati gli individui che vivono una relazione sentimentale stabile ed una vita socialmente piena. Mi permetto di aggiungere che la relazione stabile per eccellenza dovrebbe essere quella con la propria prole, con i vantaggi di cui si è parlato precedentemente.
Nel mio prossimo articolo invece vi parlerò di quanto sia importante cominciare a valutare i nostri punti di forza, sempre in relazione ad un percorso verso un’implementazione del benessere…