I bambini e il gioco

I bambini hanno bisogno di giocare…

mani bimbo creta

Può sembrare una cosa scontata che i bambini debbano giocare, ma non è così…

Pensiamo alla giornata tipo di un bambino che abita in una qualsiasi città del nostro Paese e, ovviamente, frequenta la scuola: di solito se va bene esce nel primo pomeriggio ma, nella stragrande maggioranza dei casi, sta a scuola fino alle 16:30 dato che spesso entrambi i genitori lavorano e optano per il tempo pieno. Da quando il bambino viene prelevato dall’edificio scolastico inizia la corsa verso le attività extra scolastiche: può trattarsi del praticare uno sport di squadra o individuale, piuttosto che di incentivare l’apprendimento di una lingua straniera, oppure imparare a suonare uno strumento… c’è ormai l’imbarazzo della scelta  e  si può soddisfare qualsiasi inclinazione infantile, vera o presunta. Oggi come ieri nessun genitore desidera un figlio imbranato, non sportivo o incapace di apprendere una nuova disciplina. La differenza sta nel fatto che ai giorni nostri, avendo un minimo di disponibilità economica,  si può provare a far fare al figlioletto un po’ di tutto, mentre un tempo la scelta era molto più limitata e le disponibilità economiche appartenevano ad un numero inferiore di individui… E poi i bambini avevano molto più tempo per giocare, giocare davvero. Anche allora le mamme erano impegnate (magari non lavoravano ma stavano dietro a quattro o cinque figli), però non si preoccupavano se il  pargolo si annoiava per qualche ora al giorno. Anzi, era normale che il bimbo si ingegnasse per giocare e trovasse il modo di trascorrere piacevolmente il proprio tempo libero…

Qui sta il problema: noi oggi abbiamo paura del tempo libero dei nostri bambini.

Vi siete consolati aprendo il link precedente che riporta un articolo apparso sul Corriere Della Sera  che ci dice come la pensa la scienziata Teresa Belton, esperta di problemi dell’infanzia e dell’apprendimento?

In effetti noi genitori – in special modo le mamme – andiamo in ansia se la giornata del piccolo non è fitta di impegni, perché altrimenti  può diventare noioso e ci “tortura” chiedendoci: “Mamma adesso cosa faccio?”

Chiediamoci allora perchè dobbiamo sentirci in colpa se il nostro bimbo si stufa e non sa a cosa giocare? Ovviamente perché anche per noi adulti di oggi non esiste più il tempo libero, nemmeno più il tempo che trascorriamo sull’autobus o in auto durante i nostri trasferimenti può essere “vuoto”, ma va riempito in modo compulsivo mandando sms con lo smartphone o telefonando,  magari dando fastidio agli altri passeggeri.

Il tempo vuoto ci mette a dura prova perché ci mette di fronte alla parte più profonda di noi stessi, ci permette di riflettere sulla nostra vita e la maggior parte di noi ne è spaventato.

Allo stesso modo, abbiamo paura di non riuscire a far sentire sempre bene i nostri bambini, perchè questo ci fa sentire genitori di serie B…

Ma siamo davvero sicuri che i nostri figli stanno così male se non hanno tutti i momenti della giornata già organizzati?  Siamo così sicuri che dalla noia non possa scaturire qualcosa di più creativo e spontaneo da parte loro?

Riprendendo il discorso di qualche giorno fa riguardo il lavoro di Jenni Hooper, posso affermare che uno dei modi migliori per aiutare i nostri bimbi a stare bene e a “fiorire” è proprio quello di lasciare almeno un’ora libera durante la loro giornata in modo che possano fare quello che preferiscono (ovviamente in modo attivo, senza appoggiarsi a tablet e televisione). Possiamo privilegiare questi momenti lasciandoli tranquilli, senza proporre loro niente e semplicemente stando a vedere cosa accade.

E se non accade niente e il bambino non accenna a giocare a nulla?

Dobbiamo provare a sostenere la sua fatica nel trovare una soluzione,  senza cedere all’impulso immediato di proporre noi qualcosa che lui farebbe solo per compiacerci, e per poco tempo.

Per concludere ricordiamo anche che il gioco libero è una di quelle attività naturalmente preposte alla modificazione del nostro flusso di coscienza, guidandoci oltre l’ordinario e agevolando la possibilità di ingresso nell’Esperienza Ottimale caratterizzata da emozioni fortemente positive.

Prossimamente vi indicherò i luoghi più idonei per sperimentare tutto questo.

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